Lumini: perché si accendono per i cari estinti?
Basta recarsi presso uno dei tanti cimiteri sparsi sul territorio per notare la presenza su ogni tomba o mausoleo la presenza di uno o più lumini. Perché vengono utilizzati e cosa simboleggiano? Entriamo nei dettagli e scopriamolo assieme!
I lumini in onore dei cari defunti
Come ben saprete, i lumini non sono altro che delle candele, generalmente poste all’interno di involucri di plastica rossa, che servono a proteggere la piccola fiammella dal vento, aiutandola in questo modo a restare accesa fino all’esaurimento della cera.

I lumini vengono generalmente portati dai parenti sulla tomba del compianto defunto, per poi essere ovviamente cambiato nel momento in cui la cera finisce del tutto e la fiammella si spegne.
Dal punto di vista simbolico, la luce di questi ceri votivi dovrebbe guidare l’anima del defunto in nell’oscuro sentiero verso la salvezza.
I lumini, in pratica, equivalgono ad una costante preghiera per sollevare il caro estinto alle grazie celesti. Un vero e proprio gesto d’affetto, volto a dimostrare la cura verso il proprio caro, anche dopo la sua dipartita.
Una tradizione le cui origini risalgono fin dall’antichità e ancor prima dell’avvento del cristianesimo. Secondo gli egizi, i sumeri, i romani, gli etruschi e tanti altri popoli del passato, infatti, il fuoco e la luce delle candele sono sempre stati utilizzate in occasione dei riti funebri, al fine di poter rischiarare il percorso del caro estinto.
Le origini di questa tradizione
Tale tradizione, comunque, può essere fatta risalire anche alle origini della nostra civiltà, con un significato diverso. A tal proposito dovete sapere che i primi uomini non avevano ovviamente mezzi per poter seppellire in modo dignitoso un cadavere in poco tempo, mentre il rispetto per la morte è sempre stato ben radicato fin dai primordi.
In particolare, la paura era quella che il corpo del proprio caro venisse dilaniato da una belva mentre si preparava la fossa e proprio per questo motivo si accendeva un grande fuoco per allontanare gli animali selvatici. Un modo per proteggere i cari estinti in modo fisico, che nel corso dei secoli è stato tramandato come un vero e proprio bisogno spirituale per accompagnare il defunto nel suo percorso ultraterreno.
I lumini votivi vengono utilizzati principalmente nei cimiteri per perpetuare nel tempo il ricordo di chi non c’è più, e cercare in questo modo rinnovare il legame con i morti. Il concetto alla base di questa tradizione, infatti, è da rinvenire nel concetto che il legame va ben oltre la materialità del nostro mondo.
I defunti, d’altronde, si allontanano solo fisicamente da tutto ciò che è terreno, ma continuano ad accompagnarci spiritualmente nelle varie fasi della nostra vita. Proprio per questo motivo i lumini vengono utilizzati come segno della nostra riconoscenza nei loro confronti, a testimonianza che non verranno mai dimenticati.
L’elemento che maggiormente simboleggia questo legame è indubbiamente il lumino. La fiamma, infatti, con la sua luce restituisce luce e speranza anche nei momenti più bui della propria vita. Per lenire il dolore della scomparsa di un proprio caro, infatti, è importante creare un’unione che ci permetta di sentirci ancora vicino.
I lumini, pertanto, rappresentano una sorta di ponte invisibile tra il mondo terreno e quello spirituale.